Erasmus: studiare all’estero per qualche mese è davvero utile?

Andare all’estero non significa solo studiare in inglese. Scopri quali sono gli aspetti più importanti dell’Erasmus e i vantaggi che ne derivano.

Al giorno d’oggi, sono sempre più numerose le occasioni che si presentano a noi studenti per distinguere e valorizzare la nostra carriera universitaria. Se portare a termine gli esami è la base, arricchire il percorso con esperienze qualificanti avvantaggia sia sul piano lavorativo che su quello personale. 

Per alcuni, stage e associazioni non rappresentano la soluzione. Vi siete mai chiesti se un periodo di studio all’estero possa esserlo? Lo si può fare anche restando in Europa, aderendo al progetto Erasmus.

L’Erasmus in breve

Sicuramente vi sarete imbattuti in questo termine almeno una volta durante gli studi, ma se siete ai primi anni universitari e non avete ben chiaro di cosa si tratta e di come funziona, continuate a leggere questo articolo. 

Partiamo con il dare una definizione: l’Erasmus è un periodo di mobilità all’estero, durante il quale lo studente frequenta le lezioni in un’università del Paese in cui si trasferisce (università ospitante), conseguendo gli esami di quell’università, che vengono poi riconosciuti a libretto come esami del normale piano di studi dell’università di provenienza.

La mobilità dura da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 12.

Le fasi

L’Erasmus è composto da vari momenti, ognuno dei quali richiede la buona volontà di informarsi e di rispettare le scadenze prestabilite, mantenendo una comunicazione regolare con l’International Office nazionale ed estero.

1. Accettazione e post accettazione

In fase di scelta delle mete e di iscrizione al bando Erasmus è fondamentale interrogarsi su quale siano le preferenze in termini di durata della mobilità, Paese di destinazione, corsi da seguire. 

Generalmente, le mete vengono scelte in ordine di preferenza; la richiesta viene inoltrata tramite la piattaforma personale online dell’università di appartenenza, nell’apposita sezione del profilo (“mobilità internazionale” per il profilo di Ca’ Foscari). 

Una volta ammessi all’università, sarà importantissimo compilare con attenzione il Learning Agreement (LA), che riassume gli abbinamenti tra gli esami dell’università di partenza (misurati in CFU) e quelli dell’università ospitante (generalmente misurati in ECTS). Attenzione: completare i match in modo da far corrispondere i giusti esami è fondamentale per poterli riconoscere anche in patria. È necessario consultare l’offerta didattica dell’università ospitante per formulare i match, abbinando i corsi per omogeneità di contenuti. I corsi Erasmus, erogati in inglese il più delle volte, sono mediamente molto più semplici di quelli italiani: questo farà sì che i voti conseguiti siano molto alti, e così anche la loro iscrizione a libretto una volta terminato il periodo.

2. Prima della partenza

Il momento della partenza si avvicina, ma, prima di preparare la valigia, due sono i documenti fondamentali da possedere. Il Learning Agreement, firmato e approvato da entrambe le università (quella di provenienza e quella ospitante) e il contratto finanziario. Quest’ultimo è necessario per ricevere la borsa di studio che l’Unione Europea offre a tutti gli studenti impegnati nella mobilità: l’importo varia a seconda della durata dell’Erasmus e dal reddito percepito dalla famiglia dello studente ed è spezzato in più versamenti periodici. Inoltre, l’Unione Europea richiede obbligatoriamente la compilazione di due test di valutazione linguistica (uno all’inizio e uno alla fine della mobilità) chiamati test OLS, obbligatori per percepire la borsa di studio. Spesso le università offrono lezioni facoltative della lingua del Paese ospitante agli studenti Erasmus: è un’ottima opportunità per iniziare la vita all’estero!

3. Durante la mobilità

E’ sempre bene restare in contatto con l’International Office della propria università e di quella ospitante, rispettando le scadenze assegnate per l’invio dei documenti. Appena arrivato a destinazione, è bene recarsi all’International Office per compilare i documenti, mostrare il LA e notificare l’arrivo, informando anche l’università di partenza.

In questo momento, l’originale Learning Agreement potrebbe subire delle variazioni per via dell’effettiva disponibilità di corsi nell’università di arrivo: il nuovo LA deve essere approvato e firmato dal referente Erasmus del corso e l’International Office di casa va notificato rapidamente.

4. Rientro e post rientro

Tutte le belle esperienze volgono al termine, ma bisogna trarne i benefici accumulati. Dopo aver compilato il modulo di conferma di partenza presso l’International Office  dell’università ospitante e averlo inoltrato anche all’università di partenza, sarà la volta di dedicarsi al riconoscimento degli esami conseguiti.

Il Transcript of records (TOR) è il certificato degli esami sostenuti e viene rilasciato dall’università estera, che lo inoltra direttamente a quella nazionale uno o due mesi dopo il termine dell’Erasmus. Terminati gli accertamenti, gli esami sono verbalizzati con i relativi voti.

Studiare in Erasmus

L’organizzazione e la quantità di studio per uno studente Erasmus sono notevolmente diverse dalla routine. Le lezioni coprono circa la metà della settimana, concentrandosi nella mattinata o nel pomeriggio, e sono di più breve durata che in Italia. La maggioranza di queste sono erogate in inglese, quindi, prima di partire, è importante conoscere il proprio livello di comprensione della lingua, sia scritta che parlata: normalmente, le università ospitanti richiedono un certificato B2 tra i requisiti per l’ammissione. Altre certificazioni sono richieste se alcune lezioni sono impartite in lingua madre (tra le più gettonate ci sono lo spagnolo, il tedesco o il francese). Difficilmente verrà richiesto un certificato di polacco o finlandese!

I corsi principali si tengono con lezioni frontali e includono sia un esame a fine semestre che uno o più project work, i quali incidono abbondantemente sul voto finale (40% o 50%). I project work sono importantissimi per vari motivi: insegnano a lavorare in team con persone di lingue, culture e idee diverse dalle nostre, permettono un approccio pratico alla materia (molto sentito all’estero più che in Italia) e sviluppano le abilità di comunicazione ed esposizione di un progetto ad un’audience. Se l’idea di affrontare un’esposizione in inglese ad una classe di studenti stranieri suscita terrore, nessun problema: un po’ di esercizio e qualche attività di team building saranno d’aiuto per affrontare la timidezza. I professori non valutano solo la correttezza dell’output, ma anche le abilità di comunicazione e di lavoro di squadra.

Altri corsi vengono erogati in forma di laboratorio con una doppia finalità: in primis viene richiesta la produzione di un output comune (un documento, uno strumento, un programma ecc…), in secondo luogo si impara a dialogare in gruppo e a confrontarsi su tematiche diverse (per esempio economiche, etiche o filosofiche). Tutti i corsi, anche quelli più brevi e leggeri (per esempio da 2 o 3 ECTS), possono essere inseriti nel LA per coprire i crediti richiesti.

Vivere all’estero

Paese che vai, Erasmus che trovi. Perchè non approfittarne? La scelta delle destinazioni deriva dalle nostre preferenze in termini di ambiente, cultura e stile di vita; è importante scegliere una o più destinazioni per le quali si nutrono già interesse e curiosità, in modo da non trovarsi spaesati all’arrivo. La confusione è tuttavia lecita, sia per quanto riguarda l’alloggio che le abitudini di vita: in genere sarà l’università ospitante a fornire un possibile alloggio, nel quale sarete a contatto con altri studenti Erasmus con cui condividere parte della vita quotidiana. 

Un team di studenti dell’università ospitante, detti buddies, è sempre a disposizione per chiarire qualsiasi dubbio in merito alla città, alle lezioni, ai documenti e a tutto ciò che può causare incertezze. In Erasmus non sarete mai lasciati soli di fronte ai problemi.

Le occasioni di festa non mancano mai: a nessuno piace sentirsi escluso, specialmente in un Paese che non è il proprio. Per questo, i buddies creano dei programmi dedicati agli studenti esteri con feste, cene in compagnia, gite e a volte veri e propri viaggi: ogni cosa è organizzata e alla portata di tutte le tasche, garantendo la partecipazione di ciascuno.

Durante queste occasioni sarà facile conoscere tanti nuovi amici di nazionalità diverse e spesso la maggior parte delle amicizie nascono proprio dal confronto tra i vari Paesi (complice qualche bicchiere in compagnia)! I gruppi multiculturali sono occasione di crescita e maturazione personale, oltre che di divertimento e ricordi da conservare per la vita. 

Il mio Erasmus a Ratisbona, Germania

L’Erasmus lo si conosce davvero quando lo si vive. Ho trascorso uno dei periodi più spensierati della mia vita a Ratisbona, perla medievale nel sud-est della Germania tra Monaco di Baviera e Norimberga. Complice qualche periodo passato in queste zone con la mia famiglia, ho scelto questa città di 150mila abitanti che a posteriori si è rivelata un’ottima scelta, perchè adatta alla vita universitaria, ben fornita dei servizi principali e sicura anche di sera

Nel settembre del 2019, non avendo mai vissuto da sola per più di due settimane, sono partita per passare all’estero il primo semestre del terzo anno di Economia. La mia università ospitante, la OTH Regensburg, mi ha sempre aiutata sia nella scelta dell’alloggio che nell’organizzazione delle prime settimane in Germania. All’arrivo ho subito modificato il LA con i corsi disponibili; in totale, ho completato 8 esami, 4 di questi coprivano 4 esami obbligatori nella mia università, mentre gli altri sono stati riconosciuti tra i crediti liberi necessari per laurearmi. 

La mia vita all’estero è cominciata al massimo tra serate, feste settimanali e cene in compagnia! Anche se le lezioni cominciavano presto, circa alle 8 e mezza, non ho perso occasione per frequentare il centro cittadino e diverse discoteche, insieme ai tanti amici che ho avuto modo di conoscere. Abbiamo costituito da subito un gruppo di studenti italiani e alcuni di loro, ancora oggi, sono tra i miei migliori amici: la condivisione della quotidianità, dalla spesa alle lezioni in classe, dalle gite ai viaggi più lunghi, permette di creare rapporti profondi che quasi sostituiscono la famiglia all’estero.

Ho avuto la fortuna di conoscere miei coetanei provenienti da moltissimi Paesi: dall’America del Sud (Bolivia, Argentina, Brasile) agli USA, dall’Europa (Spagna, Francia, Finlandia, UK, Ungheria) alla Russia, dalla Malesia a Corea e Giappone, inclusa la Nuova Zelanda. La diversità, in Erasmus, è la norma. Lo scambio continuo di opinioni e idee, così come la condivisione di momenti semplici in un clima familiare mi ha arricchito culturalmente e spiritualmente tanto da “soffrire” la routine una volta tornata a casa. 

Non sono mancati i viaggi tra una pausa dalle lezioni e l’altra. Viaggiare in un gruppo multiculturale significa dover adattare l’organizzazione a tutti i gusti e a tutte le tasche, motivo per cui abbiamo spesso scelto soluzioni low-cost senza però limitare la qualità del tempo speso insieme. In qualche mese ho visitato Berlino, Praga, Copenhagen, Malmo, Vienna, Salisburgo, Norimberga, Monaco di Baviera e altre piccole città tedesche. Molti miei amici hanno viaggiato anche da soli, approfittando di voli economici verso mete più lontane. 

L’Erasmus regala molte opportunità, che a mio avviso sono fondamentali per crescere e sviluppare consapevolezza non solo di se stessi ma anche del mondo e della diversità che ci circonda. L’indipendenza e la libertà che ho provato, insieme a tante piccole responsabilità tipiche del mondo adulto, hanno posto le basi per una maturazione personale che non avrei raggiunto con altre esperienze. Senza contare i legami affettivi che si creano, amicizie (e talvolta anche amori) che superano le distanze geografiche e culturali e sono destinati ad essere ricordati per sempre. Questi sono i motivi che mi spingono a viaggiare ancora, conoscendo nuove culture e persone: nel frattempo, sto aspettando il prossimo bando Erasmus!